LA NOSTRA STORIA
La Chiesa di San Benedetto Abate fa parte del nucleo originario della città di Pomezia (fondata il 25 aprile 1938 e inaugurata il 29 ottobre 1939), realizzato su progetto degli architetti Concezio Petrucci e Mario Luciano Tufaroli e degli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Riccardo Silenzi. L’erezione canonica della parrocchia risale allo stesso giorno di fondazione della città, stabilita dal Vescovo di Albano Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte con un’apposita Bolla, mentre la dedicazione della Chiesa a San Benedetto Abate è datata 7 gennaio 1940. Due giorni prima, furono stabiliti i confini della parrocchia.
Il primo sacerdote a cui fu affidata la nuova comunità fu don Antonio Timoteo Brossa (1907-1984) della Pia Società San Paolo. All’interno e all’esterno della Chiesa si possono ancora osservare opere originarie realizzate nel periodo della costruzione, come l’architrave in marmo posto sul portale di ingresso, scolpito da Venanzo Crocetti (1913-2003) con raffigurati momenti della vita di San Benedetto o il grande affresco di San Benedetto (m 7×4,10), posto nell’abside e dipinto nel 1939 da Cipriano Efisio Oppo (1891-1962). La struttura della Chiesa è a navata unica, contornata da cinque cappelle ogni lato, nelle quali sono posti i confessionali e sui cui pilastri si trovano le scene della via crucis ad opera di Federico Papi (1897-1982).
I NOSTRI SACERDOTI
SANTI PATRONI
San Benedetto
«Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente». Così ha scritto di San Benedetto, nella lettera apostolica Pacis Nuntius, San Paolo VI. Uomo rappresentativo e vero gigante della storia, San Benedetto è nato a Norcia nel 480 e ha vissuto un tempo di solitudine al sacro Speco di Subiaco, scegliendo poi la forma cenobitica prima a Subiaco, poi a Montecassino, dove è morto nel 547. Nel corso della sua vita, ha fondato numerosi monasteri. Patrono d’Europa, San Benedetto è considerato grande non solo per la sua santità, ma anche per la sua intelligenza e la sua operosità, che seppero dare un nuovo corso agli avvenimenti della storia. Dotato di profonda sensibilità umana, nel suo progetto di riforma della società guardò soprattutto all’uomo, seguendo tre linee direttive: il valore dell’uomo singolo come persona, la dignità del lavoro, inteso come servizio a Dio e ai fratelli e la necessità della contemplazione, ossia della preghiera. Nel monte di Montecassino, Benedetto compose la sua Regola, che consta di un prologo e di 73 capitoli, verso il 540: nel documento, organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all’interno di una “corale” celebrazione dell’uffizio, dando nuova e autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso imprecisa, precettistica monastica precedente, scandendo la giornata alternando il tempo della preghiera e del lavoro (“Ora et labora”). «Principalmente – ha scritto ancora San Paolo VI – lui e i suoi figli portarono con la croce, con il libro e con l’aratro il progresso cristiano alle popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia».
San Benedetto
«Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente». Così ha scritto di San Benedetto, nella lettera apostolica Pacis Nuntius, San Paolo VI. Uomo rappresentativo e vero gigante della storia, San Benedetto è nato a Norcia nel 480 e ha vissuto un tempo di solitudine al sacro Speco di Subiaco, scegliendo poi la forma cenobitica prima a Subiaco, poi a Montecassino, dove è morto nel 547. Nel corso della sua vita, ha fondato numerosi monasteri. Patrono d’Europa, San Benedetto è considerato grande non solo per la sua santità, ma anche per la sua intelligenza e la sua operosità, che seppero dare un nuovo corso agli avvenimenti della storia. Dotato di profonda sensibilità umana, nel suo progetto di riforma della società guardò soprattutto all’uomo, seguendo tre linee direttive: il valore dell’uomo singolo come persona, la dignità del lavoro, inteso come servizio a Dio e ai fratelli e la necessità della contemplazione, ossia della preghiera. Nel monte di Montecassino, Benedetto compose la sua Regola, che consta di un prologo e di 73 capitoli, verso il 540: nel documento, organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all’interno di una “corale” celebrazione dell’uffizio, dando nuova e autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso imprecisa, precettistica monastica precedente, scandendo la giornata alternando il tempo della preghiera e del lavoro (“Ora et labora”). «Principalmente – ha scritto ancora San Paolo VI – lui e i suoi figli portarono con la croce, con il libro e con l’aratro il progresso cristiano alle popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia».
Santa Teresa
Santa Teresa di Gesù Bambino, o di Lisieux (al secolo Thérèse Françoise Marie Martin), Vergine e Dottore della Chiesa, è nata ad Alençon il 2 gennaio 1873, da genitori che oggi sono Santi anch’essi (Louis Martin e Zélie Guerin). A poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888, entra nel Carmelo di Lisieux e assume il nome di “Teresa del Bambin Gesù”, aggiungendovi in seguito “del Volto Santo”. In monastero, tuttavia, faticava a trovare quello spazio di santità che aveva immaginato: all’amore di Dio Teresa vuol rispondere con tutte le sue forze e il suo entusiasmo giovanile. Vivrà, però, l’esperienza della malattia e del “Buio della fede”. Nel 1896, si manifestano i primi segni della tubercolosi che la porterà alla morte e inizia a vivere la dolorosa esperienza dell’assenza di Dio. In questo periodo, però apprende che a lei, piccola, è affidata la conoscenza della piccola via, la via dell’abbandono alla volontà di Dio. È la novità della sua spiritualità, chiamata appunto teologia della “piccola via”, che pone la santità evangelica alla portata di tutti, inserendola nel normale modo di vivere: non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani, purché compiuti per amore di Dio. È patrona dei missionari dal 1927 e, dal 1944, assieme a Giovanna d’Arco, anche patrona di Francia. La sua festa liturgica ricorre il 1º ottobre. Il 19 ottobre 1997, nel centenario della sua morte, è stata proclamata dottore della Chiesa, la terza donna a ricevere tale titolo dopo Santa Caterina da Siena e Santa Teresa d’Ávila. Considerata da Pio XI come la “stella del suo pontificato”, è stata da lui beatificata nel 1923 e poi canonizzata nel 1925.
Santa Teresa
Santa Teresa di Gesù Bambino, o di Lisieux (al secolo Thérèse Françoise Marie Martin), Vergine e Dottore della Chiesa, è nata ad Alençon il 2 gennaio 1873, da genitori che oggi sono Santi anch’essi (Louis Martin e Zélie Guerin). A poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888, entra nel Carmelo di Lisieux e assume il nome di “Teresa del Bambin Gesù”, aggiungendovi in seguito “del Volto Santo”. In monastero, tuttavia, faticava a trovare quello spazio di santità che aveva immaginato: all’amore di Dio Teresa vuol rispondere con tutte le sue forze e il suo entusiasmo giovanile. Vivrà, però, l’esperienza della malattia e del “Buio della fede”. Nel 1896, si manifestano i primi segni della tubercolosi che la porterà alla morte e inizia a vivere la dolorosa esperienza dell’assenza di Dio. In questo periodo, però apprende che a lei, piccola, è affidata la conoscenza della piccola via, la via dell’abbandono alla volontà di Dio. È la novità della sua spiritualità, chiamata appunto teologia della “piccola via”, che pone la santità evangelica alla portata di tutti, inserendola nel normale modo di vivere: non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani, purché compiuti per amore di Dio. È patrona dei missionari dal 1927 e, dal 1944, assieme a Giovanna d’Arco, anche patrona di Francia. La sua festa liturgica ricorre il 1º ottobre. Il 19 ottobre 1997, nel centenario della sua morte, è stata proclamata dottore della Chiesa, la terza donna a ricevere tale titolo dopo Santa Caterina da Siena e Santa Teresa d’Ávila. Considerata da Pio XI come la “stella del suo pontificato”, è stata da lui beatificata nel 1923 e poi canonizzata nel 1925.